
Mi è capitato di raggiungere, fiera, la sorella Grignetta. Quando salgo in vetta la sensazione è bellissima. n quel momento desidero che il tempo non si fermasse: Il silenzio, il panorama dopo una faticosa salita mi fa sentire viva. Chi ama la montagna mi può capire.
Questa vetta è anche il simbolo del mio logo “Grigna e Grignetta” ma come ogni luogo che mi interessa si narra ovviamente una leggenda.
– LEGGENDA
Nel tempo dei tempi, la costa lecchese del Lario non era circondata da montagne particolarmente significative. Su una di queste alture c’era arroccato, un cupo castello. Il suo aspetto austero, severo, dava l’idea di essere un luogo che non aveva conosciuto la felicità, amore o gioia. Padrona e signora del castello era una donna bellissima, elegante. Ma non era una donna come tutte le altre era una guerriera, una valorosa e spietata quanto temuta guerriera. Insomma era una vera e propria Valchiria. Sin da bambina era stata allevata ed educata alla rigida disciplina delle armi, al combattimento, alla guerra. Così, negli anni, il suo cuore era diventato più duro di una pietra, il suo animo più freddo del ghiaccio, i suoi atteggiamenti più crudeli e spietati di qualunque creatura vivente sulla faccia della Terra. Nel castello si era attorniata da uno stuolo di cavalieri e guerrieri incapaci di provare qualsiasi sentimento o emozione al di fuori della rabbia, l’ira, l’aggressività, l’arroganza.

ph. alba in grignetta vigstefy
Un giorno, mentre la guerriera ritornava trionfante dall’ennesima battaglia, passò per Lecco. Era splendida e raggiante nella sua armatura lucente, con il mantello verde miglio che le cadeva delicatamente sul corpo, i biondi capelli al vento e gli occhi di ghiaccio sotto il pesante elmo. Fu così che la strada della splendida guerriera si incrociò con quella di un prode cavaliere ed i loro sguardi si incontrarono. La donna lo vide senza tradire nessun tipo di emozione: passò avanti fredda ed imperturbata come sempre. L’uomo, invece, fu sconvolto da quell’apparizione ferocemente angelica al punto che da quel momento si innamorò follemente della bella guerriera.
Era costantemente nei suoi pensieri, ogni istante desiderava di incontrarla di nuovo, desiderava baciare lo sue labbra, a tenerla tra le sue braccia e stare per sempre insieme. Travolto dalla passione il cavaliere decise di recarsi dalla sua amata per offrirle il proprio cuore. Allora, montato sul suo destriero, imboccò la strada che portava verso lo sperduto castello della guerriera. Lungo la via l’eroe continuava a ripetersi che era determinato a conquistare l’affascinante guerriera e, nel caso non fosse stato in grado di raggiungere il suo obiettivo, avrebbe preferito morire piuttosto che vivere senza di lei. Appena entrò nel raggio visuale della torre del castello, le guardie avvisarono la signora. La bella spietata, con grande freddezza, accorse per valutare il pericolo. Seguì con lo sguardo il progressivo approccio allo sconosciuto poi, appena si rese conto che non si trattava di un nemico potente, senza troppo esitare, ordinò alla sentinella al suo fianco, con voce ferma ed indifferente, di scoccare una freccia e ucciderlo. La freccia fendette sibilando l’aria immobile e, in qualche secondo, raggiunse il cavaliere conficcandosi nel mezzo della sua fronte. L’uomo cadde dal cavallo e, prima di morire, volse lo sguardo per l’ultima volta verso il castello della sua amata, come per darle l’estremo addio, quindi, sospirando restituì la propria anima al Signore. La guerriera, nell’assistere alla scena, non fu mossa dalla benché minima pietà ed, anzi, sorrise compiaciuta alla sentinella per il colpo da maestro, quindi voltò le spalle e, con passo deciso, se ne andò.
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Dall’alto dei Cieli, però, qualcun Altro vide l’accaduto. Il Padreterno, a fronte di tanta crudeltà e spietatezza, volle punire in modo esemplare la guerriera. Immediatamente, trasformò la disumana donna in una montagna altrettante in infida e ferrigna: la Grigna. Poi, passando alla sentinella che obbedì, senza scrupolo, al comando, la tra- mutò in un altro monte: la Grignetta. Come il prode cavaliere, nonostante tutto, continuò sino alla fine ad essere attratto dalla sua splendida guerriera, così chiunque ami la Grigna, non smette e non smetterà mai di amarla per quanto spietata essa si riveli. E, per cercare di sfuggire al destino crudele che potrebbe riservare loro, ancora oggi, prima di partire per una spedizione a vetta, gli alpinisti si fanno il segno della croce in fronte. In questo modo sperano nella protezione del Cielo e che la meravigliosa guerriera riservi a loro un trattamento diverso rispetto al prode cavaliere ossia che abbia pietà di loro.
Tratta dal libro ” Magie e misteri del quotidiano di Ada Cattaneo”
Che dire, non poteva che essere donna e guerriera la Grigna 🙂 peccato sia senza cuore …