Oggi vi voglio raccontare una storia tutta Comasca tratta dal libro di Daniele Carozzi, scrittore , che come me ama le tradizioni e leggende popolari.
Leggenda Comasca
Fino ad alcuni decenni or sono, nei cortili delle cascine del Comasco è stato realizzato uno stagno artificiale che serviva per abbeverare gli animali delle stalle e consentire alle donne di prelevare l’acqua per i servizi di casa. Il suo nome era la “fopa”, e attorno ad essa i bagaj (bambini) si intrattenevano in giochi che spesso intorbidivano l’acqua, facendo spazientire i genitori. Poco distante dalla fopa frequentemente vi era una puzzeta (stagno) di dimensioni assai più modeste e quasi sempre di origine sorgiva, alla quale si abbeveravano gli animali da cortile.
Proprio la pozzetta di acqua fresca e limpida è portatrice di una storia che spiega per quale motivo questi specchi d’acqua non hanno mai a gelare durante la notte di san Mattia (7 febbraio), ritenuta la più fredda dell’anno.
Leggenda narra che attorno a queste limpide pozze erano solite riunirsi le streghe. Le brutte e vecchie signore delle notti brianzole amavano infatti specchiarsi nelle loro acque perché, grazie ad una sorta di incantesimo, il chiarore della luna rifletteva i loro volti con un’immagine giovane e bellissima. Esse si intrattenevano quindi per ore rimirandosi (anche le streghe sono donne …) in preda alla vanità e contemplando con vezzo quelle loro sembianze tanto irreali quanto fugaci.
Accadde però che la notte di san Mattia le pozze d’acqua non soltanto si erano gelate, ma erano addirittura coperte da uno strato di brina che rendeva impossibile il loro riflesso. Le streghe decisero allora che per quella notte era rinunCiato ad ammirarsi e rimandarono il convegno a marzo, quando la temperatura sarebbe stata più clemente. Ma la fattucchiera più vecchia non ne volle assolutamente sapere: capricciosa e irascibile ben più di molte “colleghe”, intendeva specchiarsi e vedersi affascinante anche in quella freddissima notte. Con le mani nodose spazzò allora via la brina dalla superficie di ghiaccio e poi, chiamate a sé le forze, degli inferi, tanto fece che il ghiaccio si sciolse e l’acqua divenne limpida come mai era accaduto in precedenza.
Fu così che la vecchiarda rimase per il resto della notte in adulazione del suo volto, restituito bellissimo dalla superficie liquida.
Si narra che dopo quel lontano fatto, le pozzette delle cascine resistano ai rigori della notte più gelida dell’anno mantenendosi trasparenti, senza ghiaccio né brina. Nei loro dintorni sono però visibili le impronte della strega: le pietre ed i pezzi di legno che furono ad essa necessari per compiere l’incantesimo.