IL FOLLETTO PIRIPICCHIO

Ad Albosaggia, in provincia di Sondrio, si narra che a mezzanotte, piccoli folletti che abitavano i boschi circostanti si riunivano per ballare, cantare  e giocarsi qualche scherzo. Dall’altra parte della foresta, in una caverna, maghi e streghe gettavano ogni genere di ingrediente in un pentolone, preparando una brodaglia fetida. In un villaggio limitrofo, precisamente in una casa isolata, viveva un vecchio brutto e taccagno che, oltre a numerose monete d’oro, possedeva un anello ornato di un bellissimo diamante, dotato di poteri magici. Esso era in grado di rendere ricco il portatore e ridurre in schiavitù tutti coloro che incontrava. Il capo dei maghi era a conoscenza dei poteri dall’anello e organizzò un piano per derubarlo.

Una tra le streghe più brutte si rese invisibile e rubò il gioiello al taccagno. I folletti, tra cui Piripicchio, avevano osservato la scena dalle cime degli alberi e decisero che avrebbero annullato la magia dell’anello soffiandoci sopra, in modo che nessuno potesse usarlo per compiere malvagità. Accadde in seguito che due giovani fidanzati, in viaggio verso casa, incontrarono la strega travestita da mite nonnina, che gli mostrò l’anello. In cambio dell’oggetto, la megera chiese i capelli biondi della ragazza e gli occhi azzurri del ragazzo. I due rifiutarono e la strega puntò l’anello verso di loro, tramutandoli in due alberi. Piripicchio apparve insieme agli altri folletti e danzò attorno alle due piante, riportando i giovani al loro aspetto normale. I maghi e le streghe allora capirono che, a ogni tentativo di sfruttare la magia dell’anello, i folletti ne avrebbero annullato l’effetto.

Fonte da “bestiario d’Italia”

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